Cari professori, …

Premessa: sono consapevole di aver avuto l’opportunità di fare una meravigliosa esperienza all’estero che mi ha aperto gli occhi e soprattutto la mente e sono certa che ora non starei parlando così se la mia vita da liceale avesse seguito il tradizionale corso delle cose. Al contempo, credo che molte cose ora sarebbero diverse se più persone avessero avuto la possibilità di fare un’esperienza simile.
Spero possiate capirmi, buona lettura.

Cari professori,
lo so, vi ho delusi. La leggo la delusione nelle vostre facce, mentre io vi mostro, tutta orgogliosa, la mia pagella olandese. Lo vedo il dispiacere per quel 7 in matematica mentre voi vi aspettavate un 10, come è sempre stato. Peggio ancora il 4 in chimica, che tentate inutilmente di giustificare con un “hai sicuramente avuto difficoltà con la lingua olandese”. E noto, ancor di più, il dispiacere per le mie risposte serene e sorridenti, come se dovessi vergognarmi per non essere stata la più brava della classe una volta in vita mia o per non aver raggiunto i vostri obiettivi. Vostri, sì, perchè i miei soliti voti alti non credo di averli mai desiderati. Beh, certo, mi facevano piacere perchè dopo tutto l’impegno profuso, avevo ciò che meritavo, un 10 magari. O forse no, forse non era quello ciò che meritavo. Forse meritavo molto di più: qualche giornata più tranquilla del solito, la spensieratezza di non dover studiare fino a tarda notte, il tempo da passare in famiglia o con gli amici, qualche ora in più di sonno senza la necessità di svegliarsi all’alba per ripassare, un po’ di ansia e stress in meno, la testa libera dai pensieri costantemente rivolti alla scuola.
Ho rincorso per anni quei voti così alti che credevo di meritare e soprattutto che credevo di volere. No, io non li volevo così tanto da star male per un mezzo voto in meno. Io non volevo essere quei numeri così grandi che non rappresentavano me, ma solo tutta la fatica inutile che mi sentivo costretta a fare. Cari prof, siete stati voi ad attaccarmi un’etichetta in fronte sin dal primo momento in cui ho messo piede in questa scuola. Sì, quell’etichetta con scritto “secchiona”, “più brava della classe”, “destinata al 100 e lode” o qualcosa del genere insomma. Quella fastidiosa etichetta che mi porto dietro dalla scuola elementare, quel marchio che ha influenzato la mia vita, quella gabbia in cui spesso mi son sentita soffocare.
Non ditemi che non è così, non fate finta come sempre che i voti per voi non siano importanti, come quando ci supplicate di guardare prima le correzioni e poi il voto finale. Ve lo siete mai chiesti perché non guardiamo altro che non sia il voto? Perché ci avete cresciuti con la convinzione che un numero rappresenti la nostra intelligenza, con l’idea che bisogni puntare al 10. Che importa se l’argomento non ci appassiona o se non abbiamo capito nulla della vostra spiegazione e ci riduciamo a imparare tutto a memoria? Che importa se non abbiamo capito il concetto? L’importante è ricordare le date e tutti i dettagli ininfluenti che di solito chiedete, no?! Che importa se siamo vittime di un sistema scolastico vecchio e difettoso? Anzi, a volte sembra che facciate di tutto pur di conservarlo. Mi guardate storto quando vi racconto dei miei amici olandesi che mi prendevano in giro quando raccontavo che da noi si usa alzarsi in piedi quando un professore entra in classe come forma di rispetto. Non so da quale periodo storico derivi questo gesto e non capisco perché noi ce lo portiamo ancora dietro, ma ammetto che, con la mentalità olandese, questa cosa fa molto ridere anche me. Già, perché per me il rispetto è altro: di certo non è stare in piedi qualche secondo. Mi guardate ancor peggio se vi parlo di Binas, quel libro pieno di formule, nozioni e grafici di matematica, chimica, biologia e fisica che in Olanda si può usare anche durante gli esami, tutte cose che noi dobbiamo imparare a memoria. I professori olandesi stessi mi chiedevano “Davvero studiate molta teoria? Anche qui si faceva così, ma cento anni fa, ora si trova tutto su internet. La scuola, ora, serve per insegnare altro.” Per non parlare delle vostre reazioni quando avete saputo della mia media del 7 ottenuta in Olanda e quando vi ho detto che lì una media del 6,5 nel penultimo anno è assolutamente normale… Mi avete parlato di crediti, di punteggi dell’esame, avete avuto il coraggio di dirmi “importa a me” quando ho detto che a me di alzare la media per avere il massimo dei crediti non interessava più, ma nessuno di voi mi ha chiesto cosa ho imparato in quest’anno che voi, a priori, ritenete inutile. Nessuno. Anzi, avete solo saputo dirmi di recuperare quelle duecento pagine di fisica che avete fatto in mia assenza o quegli argomenti di inglese perché, tanto che importa che per mesi ho parlato in inglese – oltre ad aver imparato anche un’altra lingua, l’olandese – e sono migliorata tantissimo? “Il programma prevede questo”. Mi avete chiesto di studiare filosofia, arte e tutto ciò che non ho fatto. Va bene, se è questo ciò che ritenete sia fondamentale lo farò. Io, al contrario, sono ben consapevole dell’inutilità di tutte quelle pagine di teoria che non mi serviranno all’esame, perché, siete i primi a dirlo, “all’esame avrete bisogno solo del programma del quinto” e che non mi serviranno mai nella vita. Sono ben consapevole di quanta fatica vada sprecata per studiare tutte quelle cose, principalmente nozioni fini a se stesse, che per qualche incomprensibile ragione volete che io impari.
Vi ripeto: lo farò. Tanto lo so che non capireste. Probabilmente nemmeno mi credereste se vi dicessi che in Olanda gli studenti sono felici e meno stressati e che a scuola sono tutti più sereni. Forse mi rispondereste anche “ovvio, non studiano la letteratura e non sanno nemmeno mezza formula” perché tanto qualcosa di simile me lo avete già detto. Peccato che, quello olandese, sia uno dei migliori sistemi scolastici al mondo. E no, l’Italia non viene subito dopo. Ci sono altre decine di Paesi con un sistema scolastico migliore, ma voi che nel vostro piccolo potreste cambiar qualcosa, non fate altro che restare legati ai vecchi metodi. Buon per voi, se è questo che volete, ma lasciatemi la libertà di dire che mi sento presa in giro.
Mi sento presa in giro ogni volta che ripetete, senza un briciolo di convinzione, “non è il voto ciò che conta”, mentre mi avete sempre dimostrato il contrario, mentre io venivo elogiata per uno stupido numero e qualcun altro si sentiva umiliato.
Mi sento presa in giro quando vi arrampicate sugli specchi per una nostra domanda un po’ più puntigliosa del solito trasmettendo l’idea che sia vergognoso non ricordare qualcosa e mettendoci la paura di dimenticare qualche futile dettaglio.
Mi sento presa in giro quando vi preoccupate al posto mio che senza il massimo dei crediti non avrò il tanto bramato – da chi?! Di certo non da me – 100 e lode, come se dovesse essere la mia massima aspirazione nella vita.
Mi sento presa in giro quando vi preoccupate di dover rimandare qualcuno a settembre e mica vi preoccupate perchè non siete riusciti a trasmettergli nemmeno un po’ della vostra materia, ma solo perchè “di tornare a scuola ad agosto per farti fare gli esami io proprio non ne ho voglia”.
Mi sento presa in giro quando ripenso alla vostra frase “goditi l’esperienza all’estero” e poi mi costringete a studiare ogni singola pagina che mi son persa perché non volete accettare che un programma diverso non sia sinonimo di peggiore.
Mi sento presa in giro quando dite che sia importante dedicarsi a qualche hobby e poi, quando vi facciamo notare che non c’è tempo con tutti i compiti assegnati, “la scuola viene prima di tutto”.
Mi sento presa in giro quando se si fanno troppe assenze la domanda non è “C’è qualche problema che non sappiamo?” ma “Ti ricordi il limite di assenze per i crediti? Attento a non superarlo, altrimenti niente credito bonus”.
Mi sento presa in giro quando vi arrabbiate per un voto più basso del solito, come se noi dovessimo studiare per un desiderio unicamente vostro.
La creatività, il problem solving, la curiosità… che importa di tutto ciò se non raggiungiamo quei numeri tanto alti quanto privi di significato?
E, so che detto da una ragazzina sembrerà presuntuoso, ma vi invito a guardarvi intorno, a non restare chiusi in un sistema di cui vi lamentate, ma che non fate altro che portare avanti.
Vi auguro, inoltre, di incontrare altri studenti come me, che hanno aperto gli occhi e che vi hanno delusi così come vi ho delusi io, semplicemente perchè si sono stancati di essere classificati come un numero.

Detto questo, buon ultimo anno a me, buon ultimo anno a voi cari professori.

La vostra alunna fuori dal gregge, Benedetta Di Filippo

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